«OGGI SI E' COMPIUTA QUESTA SCRITTURA CHE VOI AVETE ASCOLTATO»
Luca 4,21
ANNO DELLA FEDE: PREGARE "IL CREDO"
Ai sacerdoti capita spesso di sentire espressioni come: «Non so cosa dire quando prego». È vero che, se la preghiera è dialogo con Dio, ognuno di noi è libero di esprimere, perfino attraverso «gemiti inesprimibili» (Romani 8,26), ciò che vuole dire a Lui, ma la preghiera è anche il luogo nel quale Egli ci parla. Molto spesso noi cerchiamo di "dire" qualcosa al Signore, anche se Egli sa ciò di cui abbiamo bisogno, prima ancora che glielo chiediamo.
L'Anno della fede ci offre l'opportunità di far crescere la nostra preghiera: il Credo non è qualcosa da "dire" a Dio, ma piuttosto sono parole che "dicono Dio". Recitare il Credo significa dire chi è Dio, come la fede degli Apostoli ha trovato parole per dirlo, come le generazioni che ci hanno preceduto ce Lo hanno trasmesso. Recitare il Credo è pregare veramente – non la ripetizione di un testo. – È un'occasione offerta al nostro cuore per aprirsi alla realtà di un Dio che si rivela come Trinità. «Sì, Signore, noi crediamo. Aumenta la nostra fede ». È l'espressione della nostra fede che si fa preghiera durante tutto questo Anno della fede.
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E' disponibile nella sezione La Voce del sito la registrazione della diretta con Radio Maria del 16 gennaio dalla Cappella delle Suore.
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PELLEGRINAGGI 2013: ROMA E TURCHIA
La parrocchia nell'Anno della Fede indetto da papa Benedetto XVI si recherà a Roma e in Turchia nei primi luoghi dove è arrivata la Parola della Salvezza annunciata da Paolo e i primi discepoli.
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«QUEL CHE IL SIGNORE ESIGE DA NOI»
«Quale offerta porteremo al Signore, al Dio Altissimo, quando andremo ad adorarlo? Gli offriremo in sacrificio vitelli, di un anno? Gradirà il Signore migliaia di montoni e torrenti di olio? Gli daremo in sacrificio i nostri figli, i nostri primogeniti per ricevere il perdono dei nostri peccati? In realtà il Signore ha insegnato agli uomini quel che è bene, quel che esige da noi: praticare la giustizia, ricercare la bontà e vivere con umiltà davanti al nostro Dio» (Michea 6, 6-8).
Come molti altri profeti vissuti nel periodo della monarchia d'Israele, Michea ricorda al popolo che Dio li ha salvati dalla schiavitù dell'Egitto e li ha chiamati, attraverso l'alleanza, a vivere in una società costruita sulla dignità, sull'uguaglianza e sulla giustizia. La vera fede in Dio, perciò, è inseparabile dalla santità personale e dalla ricerca della giustizia sociale. La salvezza di Dio dalla schiavitù e dall'umiliazione quotidiana, più che semplicemente culto, sacrifici e offerte (Cfr. Michea 6,7), richiede da noi il «praticare la giustizia, ricercare la bontà e vivere con umiltà davanti al nostro Dio» (Michea 6,8).
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«TU SEI IL FIGLIO MIO, L’AMATO: IN TE HO POSTO IL MIO COMPIACIMENTO»
Luca 3,22
GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO
Un pellegrinaggio di fede e di speranza
Milioni di persone nel mondo sono state costrette a mettersi in viaggio alla ricerca di una casa e di un lavoro, per salvaguardare la propria libertà politica e religiosa, per fuggire da guerre, disastri ambientali, situazioni di fame e di mancanza di acqua e di salute: sono i migranti e i rifugiati.
In questo Anno della fede, a cinquant'anni dall'inizio del Concilio Vaticano II, in cui la Chiesa si è riscoperta "esperta di umanità" (Paolo VI), Benedetto XVI legge le migrazioni come "un pellegrinaggio di fede e di speranza". Le migrazioni sono un'opportunità importante di incontro tra Chiese, di dialogo ecumenico e religioso, dove i credenti possono crescere nel rispetto della libertà religiosa. Al tempo stesso, le migrazioni sono un luogo di speranza, perché le persone che si mettono in cammino ricercano per sé e la propria famiglia condizioni nuove di vita, sicurezza, pace. Purtroppo questo cammino di fede e di speranza diventa talvolta un calvario. La Chiesa, in questa Giornata, in ogni parrocchia italiana desidera ascoltare «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce» (GS, 1) dei migranti, per promuovere con loro e per loro nuovi cammini di fede e di speranza, di condivisione, di partecipazione, di cittadinanza.
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«ABBIAMO VISTO SPUNTARE LA SUA STELLA E SIAMO VENUTI AD ADORARLO»
Matteo 2,2
TUTTO IL PROGRAMMA DEL TEMPO DI NATALE
EPIFANIA DEL SIGNORE
domenica 6 gennaio 2013, Sante Messe ore 8:30 - 10:00 - 18:00.
Durante la S. Messa delle ore 10:00 arrivo dei magi e terminata la celebrazione nel sagrato, arrivo della befana!
BATTESIMO DI GESU', FINE DEL TEMPO DI NATALE
domenica 13 gennaio 2013, Sante Messe come nei giorni festivi
ANNO DELLA FEDE: LA FEDE E IL MISTERO DELLA NOSTRA ESISTENZA
Che cosa è la fede e quale ruolo svolge nella vita di una persona? Sono questioni che ciascuno si è già sicuramente posto diverse volte. L'autore della Lettera agli Ebrei risponde che «la fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono» (Ebrei 11,1).
La fede rende possibile l'accesso a quella parte della realtà che sfugge ai nostri sensi. Il mondo soprannaturale, come viene spesso chiamato, non è una realtà enigmatica o magica, ma è il continuo svelarsi del Mistero di Dio che può essere accolto nella fede. Tale apertura non è automatica e richiede che l'uomo vi si disponga conservando – come dice san Paolo nella lettera a Timoteo – «il mistero della fede in una coscienza pura» (3,9).
Egli si concentra sul fatto che il Mistero, che si scopre nel mondo spirituale attraverso la fede, necessita di una condizione morale nel mondo materiale: una coscienza fermamente orientata alla ricerca del vero bene. Se vogliamo entrare nel mondo della fede per scoprire il Mistero, se nella quotidianità vogliamo incontrare Dio, che peraltro vuole essere cercato e trovato, dapprima dobbiamo essere certi di essere in condizione di farlo, e cioè di conservare una coscienza "pura". «La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell'uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell'intimità» (Gaudium et Spes 16).
PELLEGRINAGGI 2013: ROMA E TURCHIA
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Archivio 2013
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